mercoledì 10 dicembre 2014

NUOVO CONCORSO LETTERARIO: Concorso Douglas Adams



Lontano, nei dimenticati spazi non segnati nelle carte geografiche

 dell’estremo limite della Spirale Ovest della Galassia, c’è un piccolo

 e insignificante sole giallo.

 Questo pianeta ha, o meglio aveva, un fondamentale problema: la

 maggior parte dei suoi abitanti erano infatti afflitti da una quasi

 costante infelicità. Per risolvere il problema di questa infelicità

 furono suggerite varie proposte, ma queste per lo più concernevano lo

 scambio continuo di pezzetti di carta verde, un fatto indubbiamente

 strano, visto che ad essere infelici non erano i pezzetti di carta verde,

 ma gli abitanti del pianeta.

 E poi, un certo giovedì, quasi duemila anni dopo che un uomo era

 stato inchiodato a un palo per avere detto che sarebbe stato molto

 bello cambiare il modo di vivere e cominciare a volersi bene gli uni con gli altri, 
una ragazza seduta da sola a un piccolo caffè di

 Rickmansworth capì d’un tratto cos’era che per tutto quel tempo non

 era andato per il verso giusto, e finalmente comprese in che modo il

 mondo sarebbe potuto diventare un luogo di felicità. Questa volta la

 soluzione era quella giusta, non poteva non funzionare, e nessuno

 sarebbe stato inchiodato ad alcunché.



Purtroppo però, prima che la ragazza riuscisse a raggiungere un

 telefono per comunicare a qualcuno la sua idea, successe una stupida

 quanto terribile catastrofe, e di quell’idea non si seppe mai più nulla.”


Noi dell'Associazione Culturale “Allegra Tartaruga” stiamo organizzando il nostro secondo concorso letterario, questa volta dedicato a Douglas Adams.

Per celebrare il Towel Day (letteralmente “Giorno dell'asciugamano”, festa dedicata al deceduto scrittore Douglas Adams e alla sua serie di romanzi “Guida Galattica per autostoppisti”) proponiamo un concorso incentrato sulla fantascienza umoristica.



·      L'iscrizione è gratuita e aperta esclusivamente ai maggiorenni.

·      Gli autori dei tre migliori racconti riceveranno testi di narrativa donati dalla biblioteca dell'Associazione. Inoltre sarà pubblicata sul sito Amazon.it una raccolta di massimo 50 tra i testi più meritevoli.

·      La giuria ufficiale sarà composta da tre membri dell'associazione e altri lettori accaniti appositamente scelti: la loro parola sarà legge, i loro giudizi insindacabili. Se nessuna storia sarà reputata all'altezza la giuria si riserva il diritto di non nominare alcun vincitore e non pubblicare l'antologia.

·      I criteri di valutazione saranno: originalità, correttezza ortografica/grammaticale e umorismo. Ogni caratteristica avrà un voto da 1 a 5, e il voto finale sarà determinato dalla loro media.

·      L'unico tipo di testo accettato sarà il racconto breve di fantascienza umoristica.

·      Non saranno accettati: poesie, dialoghi, pezzi teatrali e saggi brevi. Ogni testo dovrà essere originale e mai edito in un libro, cartaceo o elettronico (saranno invece accetti racconti precedentemente pubblicati in riviste o giornali), pena l'esclusione.

·      I testi presentati dovranno avere una lunghezza minima di 5.000 (cinquemila) caratteri e una massima di 15.000 (quindicimila), spazi inclusi.

·      Ogni partecipante può inviare un massimo di due testi all'indirizzo mail: concorsiallegratartaruga@yahoo.it in formato .doc, insieme al modulo di iscrizione. I testi non dovranno contenere alcun riferimento all'identità dell'autore, pena l'esclusione.

·      Il concorso si chiuderà il giorno giovedì 30 aprile 2015 alle ore 23:59. I testi pervenuti successivamente non saranno considerati. 


Link Utili


Per informazioni rivolgersi a:

martedì 9 dicembre 2014

Racconti vincitori: 3° classificato



Signora Natale

Freddo. Luci. Puzza di resina di questi maledetti abeti, di panettoni in assaggio, del solito smog cittadino che c’è pure in agosto.
Amo il Natale. È la mia festa preferita, si aprono i pacchi, si scopre che il regalo lo abbiamo già o ci fa schifo, si mangia fino al limite del coma e poi si aspetta. Si aspetta. Che sia finito. Amo il Natale. Dalle ventitré e cinquantanove alla mezzanotte. E finalmente Santo Stefano.
E amo ancor più la vigilia, il giorno in cui ti accorgi che non puoi non comprare nulla per la zia e tuo nipote, che non vedi mai. Fuori, ti confondi tra la gente e speri che la zia non ti trovi, ma i regali li devi comprare lo stesso. Tè di natale con tazza bordata d’oro, abbastanza kitsch e Beyblade, trottoline insulse e fragili, ma costosissime. Finito.
Una sensazione di pace mi avvolge. Fino all’anno prossimo niente più vigilia. Sono in armonia con me stessa, con la gente, con le scarpe che mi fanno un male boia e con l’assorbente che sta per tracimare come un lago di montagna durante un acquazzone.
- Prego fare foto.
L’accento inglese della ragazza sembra quello di Stan Laurel. Mi porge un cellulare di dimensioni abnormi e va ad accomodarsi sulla slitta vicino a un vecchiaccio barbuto e vestito di un rosso sgargiante che, nelle intenzioni dei gestori del centro commerciale, dovrebbe essere Babbo Natale.
Il suono di una vecchia reflex accompagna il lieve tocco del mio dito sullo schermo, la foto svolazza sul video e si va a piazzare nella galleria.
- Grazie tante, tu vuo io fa foto con Babbo?
A volte mi chiedo perché mi senta in dovere di soddisfare tutti quelli che mi chiedono un favore. Non avevo nessuna intenzione di ricordare quella serata al centro commerciale e tanto meno avere una foto con Babbo Natale. Ma mi vado a piazzare di fianco alla slitta di compensato. Devo avere uno spirito masochistico.
Vicino all’anziano mi sento imbarazzata, a trentacinque anni farsi immortalare a fianco di Babbo Natale mi sembra quantomeno idiota. Mi sorride, con un sorriso giallastro da dentiera mal lavata. Aspetto il click del mio cellulare in mano alla ragazza dall’accento buffo. Per vivacizzare la mia espressione l’uomo mi passa una mano sul sedere. Fantastico! Palpeggiata dal simbolo del Natale il giorno della vigilia. Che bella festa.

Le porte del grande magazzino mi dividono dal parcheggio. Ripenso alla serata. Regali: comprati. Cellulare: recuperato. Foto con Babbo Natale: cancellata. Assorbente: sempre più inondato.
I bagni sono lindi, il cartello “pavimento bagnato” giace nello stesso posto da mesi, sia che sia vero, sia che non lo sia. Dieci minuti. Più che sufficienti. Il negozio chiuderà tra poco, ma devo solamente tornare con le parti intime asciutte per affrontare il sedile chiaro della macchina. Già una volta lo avevo “timbrato” e poi ho passato la giornata a farlo ritornare beige come prima. Nessuno. Il bagno delle donne vuoto. Il miracolo di Natale.

Guardo giù. Le mutandine scure paiono avere retto, l’assorbente finisce nel sacchetto in carta, da non buttare nel WC, come recita l’adesivo sul muro. Carta igienica. Maglia arrotolata fino all’ombelico, pantaloni alla caviglia, mi accingo alle grandi pulizie. La porta si apre. La figura rossa e barbuta non mi è nuova. I quadretti di carta igienica lasciano la mia mano per planare verso il pavimento. Apro la bocca più per lo stupore che per fare ciò che, da vera donna dovrei fare: gridare. E infatti perdo l’attimo. La mano guantata, la stessa che, poco prima mi era passata sul culo, adesso mi chiude la bocca. Chissà quanti sederi aveva toccato con quella mano, oggi. Mi aspetto quello che ogni donna, praticamente nuda, si aspetterebbe in una situazione del genere. E invece no. Il vecchiaccio mi sussurra all’orecchio.
- Promettimi di non gridare. Rivestiti, ti vorrei parlare.
In fondo la situazione mi irrita. Non che ci tenessi a essere violentata, ma questa indifferenza nei confronti del mio corpo…
Dimentico di indossare l’assorbente, ma ormai, quando me ne accorgo, sto allacciando la cintura, non mi sembra il caso di sfidare la sorte nuovamente.
- Cosa vuoi da me – bisbiglio.
Mi prende per mano, silenzioso e mi porta nel parcheggio, fortunatamente pieno di gente.
- Vorrei una moglie.
La proposta di matrimonio più romantica che io abbia mai ricevuto.
- Certo, e avremo tanti figli e li chiameremo Natalino…
- Non scherzare, ti devo fare una confessione: io sono il vero Babbo Natale.
- Sicuro, e io sono Peppa Pig, ma sono in incognito perché lavoro per il Mossad.
Continua a parlare come se io non avessi aperto bocca.
- Sono ormai vecchio e avrei bisogno di una badante, ma preferirei sposarmi. Sai, per le tasse, una moglie a carico abbassa il reddito. Intendiamoci, niente sesso, ho solo bisogno di compagnia.
- Hai provato la compagnia di un bravo psicologo? E, in ogni caso, perché dovrei crederti?
- Guarda qui, se non ci credi.
Estrae dal sacco un trenino di plastica e una confezione di Barbie cavallerizza.
- Convinta? – mi dice.
- Non troppo, e la slitta e le renne?
- Beh, ora uso quello per portare i regali.
Il suo dito teso indica un’Ape Piaggio versione Cross, nera e rossa parcheggiata pure nel posto per gli handicappati.
Decido che lo scherzo è durato fin troppo, gli giro le spalle per dirigermi verso la mia auto che brilla sotto il lampione del parcheggio.
E in un attimo mi ritrovo a bordo dell’Ape con il Babbo seduto a fianco. Il rumore del motore del motocarro è impressionante, ma ancora più impressionante è vedere il centro commerciale dall’alto mentre l’Ape prende il volo.

Freddo. Buio. Neve. In questo villaggio lappone non succede mai nulla, che palle! Finalmente a casa, al caldo. Apro la porta e lo osservo. Sta russando sul divano, il vestito rosso a terra lì vicino, i capelli bianchi sparsi sul cuscino e l’anello, identico al mio, al dito. Ormai è quasi ora di festeggiare l’anniversario. Signora Babbo Natale, suona bene. Accendo il Macbook Pro e mi cerco un regalo adatto all’avvenimento. Vediamo, sceglierò un gioiello di Bulgari, magari quel diamante…
Il nostro contratto di matrimonio prevede almeno un regalo alla settimana, per l’anniversario ne voglio almeno due, in fondo lo sopporto e poi gli basta aprire il suo magazzino dei doni.
Russa, ne approfitterò per un giretto nella fabbrica dei regali, gli gnomi operai sono molto simpatici. E poi quello che si dice degli uomini bassi…

(Lodovico Ferrari)

Racconti Vincitori: 2° Classificato



IL MONDO DENTRO


Era solo un Babbo Natale!
…Forse uno fra tanti, ma lì, nel suo mondo, era l’unico…e si sentiva importante.
Quello era il periodo dell’anno che preferiva, quando tutte le luci si accendevano ad intermittenza, luminose e colorate, danzando, quasi, tra la neve che lentamente e silenziosamente scendeva.
I bambini correvano contenti, con lo sguardo verso l’alto e la bocca spalancata, cercando di catturare un fiocco candido, ridendo ogni volta che il freddo contatto li faceva leggermente rabbrividire, di piacere.
Lui se ne stava lì, immobile, tra la vetrina di giocattoli e il lampione argentato, agghindato a festa anch’esso, con rami di abete e bacche scarlatte di pungitopo, che a meraviglia si intonavano col suo abito rosso, arricchito di nuvole bianche di cotone intorno ai polsi, sull’ampio colletto e lungo i bordi della giacca. Un grande cinturone di vernice nera splendeva appena al di sotto della grossa pancia sporgente e gli stivali (neri e lucidi anch’essi) gli calzavano a pennello e lo proteggevano dal freddo della neve.
Qualcuno guardava dentro il negozio di giocattoli, appoggiando la mano contro la vetrina, leggermente appannata, poi si girava al suono del campanello di Babbo Natale e del suo “Oh oh oh!!!” profondo e un po’ rauco. Talvolta si avvicinavano e una moneta tintinnava cadendo nella cesta che Babbo Natale teneva infilata al braccio, altre volte si limitavano a salutarlo con la mano prima di allontanarsi, ma lui era felice e sorrideva a tutti, indistintamente, guardandoli negli occhi e nel cuore ed indovinando i loro desideri per quel prossimo Natale.
La lunga barba bianca, come i candidi capelli, che ribelli fuoriuscivano dal cappello di panno rosso, gli davano un’aria ancora più imponente ed antica e lui, fiero del ruolo che vestiva, sentiva crescere in cuor suo l’orgoglio per essere lì, ancora una volta, indispensabile icona della festa più bella dell’anno.
Un cagnolino bianco e nero, in mezzo alla strada immacolata, correva in tondo, cercando di prendersi la coda, divertito, mentre una nuvoletta di fiato tiepido gli avvolgeva il muso macchiettato.
Babbo Natale lo guardava, cercando di ricordare se da bambino avesse mai avuto un cane, o se ne avesse, quanto meno, avuto il desiderio…ma non se ne ricordava più.
A dire il vero non aveva memoria di null’altro che non fosse il Natale, il negozio di giocattoli, i bambini con il viso rivolto al cielo, i gentili passanti di poco prima e il cagnetto vivace.
…Com’era possibile?
D’un tratto si ritrovò a chiedersi cosa avrebbe trovato girando l’angolo del palazzo alle sue spalle e come mai non passavano auto su quella strada. Allora cominciò a notare come la luce fioca del lampione era sempre accesa e la neve scendeva fitta a momenti per poi smettere per giorni interi. E il pensiero più cupo fu il rendersi conto che non ci aveva mai pensato.
Da quanto tempo era lì?
Una sorta di angoscia cominciò a salirgli piano dal petto, fino in gola, così intensa e fitta da bloccargli un poco il respiro.
Senza pensarci un attimo Babbo Natale posò a terra il cesto, vi appoggiò dentro la campanella dorata e scese dal marciapiede, tra gli sguardi sbigottiti ed increduli dei passanti e dei bambini, che si arrestarono dal loro moto.
Passando accanto al cagnolino Babbo Natale allungò la mano per una carezza o forse per sentirsi come rincuorato da quel contatto, poi attraversò la strada che pareva finire nel nulla.
Un passo ancora e …stordito si ritrovò seduto a terra, come se una barriera invisibile avesse bloccato d’un tratto la sua marcia, facendolo cadere all’indietro.
Un poco stordito appoggiò a terra le mani, poi pian piano si rialzò e si avvicinò a quel confine invisibile. Le dita tremanti, tese in avanti, sfiorarono qualcosa di fresco, simile alla vetrina del negozio di giocattoli e il suo sguardo, da prima incerto, poi sempre più curioso e al tempo stesso spaventato, andò oltre, lontano…. mentre, alle sue spalle, tutti si erano fermati e lo guardavano quasi senza respirare, come se da un momento all’altro qualcosa di incredibile o terribile dovesse accadere.
Era solo un Babbo Natale!
…Forse uno fra tanti, ma lì, nel suo mondo, era l’unico.
Gli altri erano in altrettanti piccoli mondi, fatti a boccia, con la neve che cade se un bambino curioso li scuote un poco; piccole palle di vetro con la base di radica lucida, allineate le une accanto alle altre nel bellissimo negozio con gli addobbi di Natale.
“Sono solo un Babbo Natale fra tanti…!” pensò allora, “Ma qui, nel mio mondo, sono l’unico e devo tornare al mio posto, prima che qualcuno si accorga di tutto questo movimento e pensi di sbarazzarsi di noi.”
Così, Babbo Natale, fece a ritroso la strada fino a superare il cagnolino bianco e nero per poi salire il gradino del marciapiede e si risistemò accanto al lampione addobbato a festa. Lentamente infilò la cesta sul braccio sinistro e con la mano destra prese la campanella, cominciando a farla tintinnare come il giorno precedente e quello prima ancora.
I bambini ricominciarono a ridere, cercando di prendere con la lingua i fiocchi freschi di neve e i passanti tornarono a guardare la vetrina colorata, sereni e gioiosi come prima, dimentichi di tutto.
Ogni cosa era tornata al suo posto e Babbo Natale sorrideva, cancellando ogni pensiero triste, perché a breve sarebbe arrivato il Santo Natale.
…Solo una piccola serie di impronte, quasi invisibile, restò indelebile tra il lampione e il vetro concavo della boccia, unico segno distintivo tra migliaia di palle di Natale, tutte uguali e luccicanti sul ripiano del negozio.

(Monica Gorret)

Racconti vincitori 1° Classificato


Un regalo eccezionale

-Sai Jim, ho incontrato Babbo Natale
-Cosa?
-Babbo Natale, hai presente? Grasso, barba lunga, naso grosso …
-Intendi uno che somiglia a un Babbo Natale?
-No, cazzo! Intendo lui, in persona, mister “regali a dicembre”
-Chuck, tu sei matto
-Aspetta, fammi finire … Stavo bevendo un sorso al Dirty Pit con Derrick, quello dell’autolavaggio, mi stava raccontando come fregava i tipi della Columbus Street con il trucco del mancino
-Quello stronzo! Una volta ha fregato pure mio cugino
-Tuo cugino è un coglione
-È vero, ma non me ne frega un accidenti, se ci riprova vado nel suo bel autolavaggio e gli spezzo le braccia, cosi vediamo se è possibile fare il trucco del mancino con i denti
-Lasciamo perdere Derrick, ok? Non è questa la storia … Fatto sta che a un certo punto a Derrick suona il cellulare, lui lo guarda e se ne va dicendo che deve andare all’autolavaggio, io gli dico fanculo il lavoro vieni fatti un altro sorso
-E lui?
-Dice che non può, che sennò lo licenziano e che non può permettersi di rimanere ancora disoccupato, io gli dico che è una checca, ma lui se n’era già andato, lo mando al diavolo e ordino un altro drink …
-Aspetta, e Babbo natale?
-Ora ci arrivo. Insomma al terzo drink mi viene da pisciare, pago il barista e vado in bagno, lì incontro Babbo Natale
-Come sarebbe? In un bagno?
-Si. Era sicuro lui, aveva il berretto, la barba bianca, vestiti rossi orlati di pelliccia … Stava lì con i pantaloni calati e la faceva in un orinatoio
-Babbo Natale che piscia nel Dirty Pit … Cazzo, potevi spararla meno grossa!
-Senti non sono stupido ok? Ci ho pensato su e non poteva essere uno di quelli che fanno Babbo Natale nei supermercati, siamo ad Agosto!
-Magari eri semplicemente ubriaco?
-Lo sai che per me quattro drink al Dirty Pit non sono nulla, ti ricordi il compleanno di Kodey?
-Già … Tre bottiglie e ancora camminavi dritto
-Appunto, e quella era roba seria, non la merda annacquata che ti rifilano al Dirty
-Allora probabilmente era un barbone che ha trovato il costume nel cassonetto
-Neanche quello, i suoi vestiti erano troppo puliti, e la pelliccia era vera, di qualità hai presente? La cosa più strana era che c’erano altre due persone nel bagno e nessuno sembrava accorgersi di lui
-Allucinazione?
-Senti, fai un po’ come ti pare, ti dico che in quel cazzo di bagno c’era Babbo Natale, avrei motivo di dirtelo se non fossi sicuro che fosse vero? Emanava un’aura, una sensazione … Niente che avessi mai provato prima
-Va bene, va bene. Hai incontrato il vero Babbo Natale, in un bagno, ad Agosto
- Esattamente. Io, come immagini, sono talmente stupito che mi fermo fissandolo come un baccalà, lui mi nota, si tira su i pantaloni e mi parla.
-E cosa ti ha detto?
-Ha detto che mi stava aspettando, che mi voleva proporre un lavoro
-Cazzo, un lavoro! Ti ha proposto di fare l’elfo? Oh, aspetta, magari hai un posto come renna! Ho sempre pensato che ti donassero le corna
-Vaffanculo, Jim, è una cosa seria! Mi ha proposto di diventare un Babbo Natale
-Diventare Babbo Natale! Così a te fa trasportare i pacchi e lui va a spassarsela a Ibiza
-No, mi ha spiegato che ci sono molti “Babbo Natale” nel mondo, si dividono le aree e fanno i regali
-Fanno i regali? Andiamo, Chuck, sai bene quanto me che i regali li fanno i genitori, in più ora anche gli adulti ricevono regali da amici e parenti, nessun fottuto regalo di natale lo manda veramente Babbo Natale
-È quello che credi tu! Babbo Natale mi ha spiegato che loro non sono mai stati quelli che fanno i regali alle famiglie, ma quelli che fanno regali a chi ne ha realmente bisogno.
-Per esempio?
-Hai idea di cosa voglia dire trovare una barretta di cioccolata in Nepal, una cura in Africa, un giorno di libertà in un paese oppresso?
-Bum! Quanta poesia, credevo che Babbo Natale regalasse giocattoli
-Quella è roba da principianti. Sono artisti, non benefattori. Ognuno di loro fa tre, quattro regali ogni anno, ma li fanno così bene che le persone piangono di felicità quando li ricevono
-Tre o quattro regali?
-Loro non si curano della quantità, ma della qualità … Non sono certo loro a regalare cravatte, orecchini, telefonini e altra merda come quella. No, i loro regali sono opere d’arte!
-E uno di questi “Babbo Natale” ha proposto ad un benzinaio di trent’anni di diventare un “artista del regalo”
-Fottiti, Jim. Pare che abbia letto le mie vecchie letterine, da bambino ho sempre voluto essere Babbo Natale, in più lui adesso si sta spostando in Russia, dove pare ci siano più opportunità rispetto alla Virginia, quindi ha bisogno di qualcuno che si occupi della zona, e io ho accettato
-Alt, stop, fermo! Quindi io ora starei parlando con il nuovo … Babbo Natale della Virginia?
-Per ora sono in prova. Per rendere la cosa ufficiale devo dimostrare di meritarlo, facendo un regalo eccezionale il giorno di natale
-Uuh, qualcosa in grado di riempire di gioia coloro che lo ricevono, far piangere di felicità e stronzate simili?
-Ed è esattamente per questo che ti ho fatto venire qui a casa mia: mi devi aiutare a tirare giù qualche idea
-Stai scherzando? Mi hai veramente invitato a casa tua per pensare ad un fottuto regalo di natale?
-No, ti ho invitato perché io e te siamo amici: gli amici si aiutano nel momento del bisogno, ed io ho bisogno del tuo aiuto, Jim
-Io e te non siamo amici, siamo compagni di bevute, e io qui non vedo niente da bere
-Ho una bottiglia di whisky invecchiato di dieci anni che aspetta solo di essere gustato
-Cazzo Chuck, potevi dirlo subito! Con un bicchiere di whisky in mano possiamo discutere di quello che ti pare … è veramente invecchiato di dieci anni?
-Giudica te … Ecco la bottiglia
-Caspita, che colore! Dai, versiamocene un goccio
-Un goccio non fa mai male … Buono eh?
-Solo buono? Questo whisky è dannatamente buono!
-Se mi aiuti in questa faccenda potrei farti assaggiare un whisky come questo ogni settimana
-Ma che dici?
-È uno dei vantaggi di essere Babbo Natale … questo me lo ha dato lui
-Che ci fa Babbo Natale con del whisky?
-Lui niente. Probabilmente me lo ha regalato come portafortuna per la prova, e penso che se riuscirò a diventare Babbo Natale potrei mettere le mani su questa e altre prelibatezze
-Tu sei proprio fuori, ma se mi prometti una bottiglia a settimana … Al diavolo! Parliamo di questo regalo
-Sapevo che ti avrei convinto!

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-Quindi una mezza idea ce l’hai già
-Si, Jim. Vorrei fare un regalo ai Truman
-I tuoi vicini?
-Esatto, li ho studiati molto negli ultimi giorni e ho capito quale potrebbe essere un regalo eccezionale
-Sarebbe?
-Un figlio
-Ma loro hanno già due figli
-Non intendevo un nuovo figlio, intendevo uno dei loro figli, il primogenito per la precisione
-Non credo di aver capito
-È molto semplice, in realtà: il figlio dei Truman sparisce misteriosamente nel tragitto da casa a scuola, nessuna telefonata, nessun messaggio … Cose che avvengono tutti i giorni nel mondo. Scatta la denuncia, partono le ricerche, ma niente, il ragazzo è come scomparso. Passano i mesi, ormai i genitori sono rassegnati, quando la mattina del 25 dicembre trovano un regalo davanti alla loro casa, lo scartano … E colpo di scena! È loro figlio sano e salvo! C’è la sorpresa, c’è la gioia, ci sono i pianti … È perfetto!
-Stai scherzando, non è vero?
-Perché, non ti piace?
-Hai appena proposto di rapire un bambino di dieci anni!
-Dodici, per la precisione, e non capisco perché ti scaldi tanto … in fondo non si fa male nessuno
-Come non si fa male nessuno? Pensa ai suoi genitori, a come soffrirebbero! E poi che cazzo di senso ha rapire un bambino per poi restituirlo … che razza di Babbo Natale saresti?
-In effetti c’è una cosa che non ti ho detto … c’è una regola nel lavoro di Babbo Natale che dice che non si possono causare sofferenze alle persone per poi fargli un regalo
-Appunto! Pensi di non causare sofferenze sequestrando un bambino?
-Ed è esattamente per questo che tu sei qui. Vedi, se tu rapissi il bambino non ci sarebbero problemi con questa regola, perché saresti tu a causare sofferenze, mentre io farò la consegna il giorno di Natale, in questo modo aggiriamo la regola e sarò in grado di fare un regalo meraviglioso!
-Tu sei pazzo! Non ti aiuterò a rapire un bambino!
-Ehi, ci sarà anche la tua parte, naturalmente … Sai, ci sono molti vantaggi ad avere come amico Babbo Natale
-O mio Dio, ma ci credi veramente? Ti sei fottuto il cervello! Quale mente malata rapirebbe un bambino per fare del bene? Non ho intenzione di sentire ancora le tue stronzate, ti consiglio di chiamare qualcuno che ti rimetta a posto la testa, io me ne vado
-Quindi non mi vuoi aiutare …
-Ma ti ascolti? Credi veramente di aver incontrato Babbo Natale? Anche se esistesse e cercasse un sostituto … di certo non verrebbe a chiederlo … ad un figlio di puttana come te che non … si fa scrupoli … a rapire un bambino … per …
-Che succede, Jim, ti manca il fiato?
-Bastardo … Cosa … mi hai … fatto?
-Sai, è incredibile come alcuni veleni paralizzanti si sposino bene con il gusto pieno di un buon whisky invecchiato. Non avrei voluto arrivare a tanto, ma sai … visto che se non accettavi non avevo nessuno a cui far rapire il bambino, avevo bisogno di un piano B. Ti avrei dato l’antidoto se avessi accettato, ma tu …
-Lurido … figlio … di …
-Non c’è bisogno che ti sforzi, amico mio, tra poco non riuscirai neanche a parlare, e io mi potrò preparare per fare il mio regalo. Non ti preoccupare, ormai non ho più bisogno di rapire nessuno, tu dovresti essere sufficiente
-Cosa … vuoi farmi?
-Ti ricordi il compleanno di Kodey? Si, quello in cui alla terza bottiglia ero ancora in piedi. Beh, tu non eri esattamente sobrio quella sera, volevi che tutti ascoltassero le tue storie di quando eri ragazzo, ricordi?
-Più … più o meno …
-Una storia mi ha colpito particolarmente: quella del viaggio che hai fatto per arrivare fin qui, in Virginia, scappando dai tuoi genitori, ti ricordi ora? Dicevano che eri uno scansafatiche, che non avresti mai combinato nulla nella vita. Sentirlo dire dai propri genitori deve essere stato veramente orribile, allora scappasti per dimostrargli che ce l’avresti fatta anche da solo, che saresti diventato ricco con le tue forze e altre stronzate come questa … E indovina, ho scoperto che da quando te ne sei andato non hanno fatto altro che cercarti, hanno perfino lanciato un appello in televisione, ma evidentemente tu non vuoi tornare, vero? Dopotutto, non sei di certo un uomo di successo, e non faresti altro che dimostrare che avevano ragione su di te … Beh, sappi che a loro non interessa cosa sei diventato, scommetto che vorrebbero solo poterti vedere ancora, e io ho intenzione di concedergli questa gioia: il giorno di natale riceveranno un pacco e all’interno … Sorpresa! Ci sarà il loro figlio scomparso da anni, e saranno così felici di rivederti che piangeranno dalla felicità … Il tutto organizzato da me, ovviamente … Allora, che te ne pare?
- …
-Ah, non puoi più parlare … Probabilmente mi avresti fatto notare che mancano ancora quattro mesi a Natale, ma non ti devi preoccupare per questo. Comprerò un congelatore molto grande. Sai al giorno d’oggi i ci sono apparecchi molto efficienti, possono conservare il cibo per mesi e sono sicuro che anche tu ti manterrai in uno stato eccellente. Naturalmente questo non infrange la regola, non sono certo io quello che ti ha fatto scappare di casa, e la regola non dice niente sul come procurarsi i regali, quindi io farò tutto il necessario per donare ai tuoi genitori una opera in perfetta conservazione. Caspita! Babbo Natale sarà fiero di me!
- …
-Andiamo, non fare quella faccia, sorridi! Sarà un regalo … Eccezionale!

(Oliviero de Vinti)