martedì 9 dicembre 2014

Racconti vincitori: 3° classificato



Signora Natale

Freddo. Luci. Puzza di resina di questi maledetti abeti, di panettoni in assaggio, del solito smog cittadino che c’è pure in agosto.
Amo il Natale. È la mia festa preferita, si aprono i pacchi, si scopre che il regalo lo abbiamo già o ci fa schifo, si mangia fino al limite del coma e poi si aspetta. Si aspetta. Che sia finito. Amo il Natale. Dalle ventitré e cinquantanove alla mezzanotte. E finalmente Santo Stefano.
E amo ancor più la vigilia, il giorno in cui ti accorgi che non puoi non comprare nulla per la zia e tuo nipote, che non vedi mai. Fuori, ti confondi tra la gente e speri che la zia non ti trovi, ma i regali li devi comprare lo stesso. Tè di natale con tazza bordata d’oro, abbastanza kitsch e Beyblade, trottoline insulse e fragili, ma costosissime. Finito.
Una sensazione di pace mi avvolge. Fino all’anno prossimo niente più vigilia. Sono in armonia con me stessa, con la gente, con le scarpe che mi fanno un male boia e con l’assorbente che sta per tracimare come un lago di montagna durante un acquazzone.
- Prego fare foto.
L’accento inglese della ragazza sembra quello di Stan Laurel. Mi porge un cellulare di dimensioni abnormi e va ad accomodarsi sulla slitta vicino a un vecchiaccio barbuto e vestito di un rosso sgargiante che, nelle intenzioni dei gestori del centro commerciale, dovrebbe essere Babbo Natale.
Il suono di una vecchia reflex accompagna il lieve tocco del mio dito sullo schermo, la foto svolazza sul video e si va a piazzare nella galleria.
- Grazie tante, tu vuo io fa foto con Babbo?
A volte mi chiedo perché mi senta in dovere di soddisfare tutti quelli che mi chiedono un favore. Non avevo nessuna intenzione di ricordare quella serata al centro commerciale e tanto meno avere una foto con Babbo Natale. Ma mi vado a piazzare di fianco alla slitta di compensato. Devo avere uno spirito masochistico.
Vicino all’anziano mi sento imbarazzata, a trentacinque anni farsi immortalare a fianco di Babbo Natale mi sembra quantomeno idiota. Mi sorride, con un sorriso giallastro da dentiera mal lavata. Aspetto il click del mio cellulare in mano alla ragazza dall’accento buffo. Per vivacizzare la mia espressione l’uomo mi passa una mano sul sedere. Fantastico! Palpeggiata dal simbolo del Natale il giorno della vigilia. Che bella festa.

Le porte del grande magazzino mi dividono dal parcheggio. Ripenso alla serata. Regali: comprati. Cellulare: recuperato. Foto con Babbo Natale: cancellata. Assorbente: sempre più inondato.
I bagni sono lindi, il cartello “pavimento bagnato” giace nello stesso posto da mesi, sia che sia vero, sia che non lo sia. Dieci minuti. Più che sufficienti. Il negozio chiuderà tra poco, ma devo solamente tornare con le parti intime asciutte per affrontare il sedile chiaro della macchina. Già una volta lo avevo “timbrato” e poi ho passato la giornata a farlo ritornare beige come prima. Nessuno. Il bagno delle donne vuoto. Il miracolo di Natale.

Guardo giù. Le mutandine scure paiono avere retto, l’assorbente finisce nel sacchetto in carta, da non buttare nel WC, come recita l’adesivo sul muro. Carta igienica. Maglia arrotolata fino all’ombelico, pantaloni alla caviglia, mi accingo alle grandi pulizie. La porta si apre. La figura rossa e barbuta non mi è nuova. I quadretti di carta igienica lasciano la mia mano per planare verso il pavimento. Apro la bocca più per lo stupore che per fare ciò che, da vera donna dovrei fare: gridare. E infatti perdo l’attimo. La mano guantata, la stessa che, poco prima mi era passata sul culo, adesso mi chiude la bocca. Chissà quanti sederi aveva toccato con quella mano, oggi. Mi aspetto quello che ogni donna, praticamente nuda, si aspetterebbe in una situazione del genere. E invece no. Il vecchiaccio mi sussurra all’orecchio.
- Promettimi di non gridare. Rivestiti, ti vorrei parlare.
In fondo la situazione mi irrita. Non che ci tenessi a essere violentata, ma questa indifferenza nei confronti del mio corpo…
Dimentico di indossare l’assorbente, ma ormai, quando me ne accorgo, sto allacciando la cintura, non mi sembra il caso di sfidare la sorte nuovamente.
- Cosa vuoi da me – bisbiglio.
Mi prende per mano, silenzioso e mi porta nel parcheggio, fortunatamente pieno di gente.
- Vorrei una moglie.
La proposta di matrimonio più romantica che io abbia mai ricevuto.
- Certo, e avremo tanti figli e li chiameremo Natalino…
- Non scherzare, ti devo fare una confessione: io sono il vero Babbo Natale.
- Sicuro, e io sono Peppa Pig, ma sono in incognito perché lavoro per il Mossad.
Continua a parlare come se io non avessi aperto bocca.
- Sono ormai vecchio e avrei bisogno di una badante, ma preferirei sposarmi. Sai, per le tasse, una moglie a carico abbassa il reddito. Intendiamoci, niente sesso, ho solo bisogno di compagnia.
- Hai provato la compagnia di un bravo psicologo? E, in ogni caso, perché dovrei crederti?
- Guarda qui, se non ci credi.
Estrae dal sacco un trenino di plastica e una confezione di Barbie cavallerizza.
- Convinta? – mi dice.
- Non troppo, e la slitta e le renne?
- Beh, ora uso quello per portare i regali.
Il suo dito teso indica un’Ape Piaggio versione Cross, nera e rossa parcheggiata pure nel posto per gli handicappati.
Decido che lo scherzo è durato fin troppo, gli giro le spalle per dirigermi verso la mia auto che brilla sotto il lampione del parcheggio.
E in un attimo mi ritrovo a bordo dell’Ape con il Babbo seduto a fianco. Il rumore del motore del motocarro è impressionante, ma ancora più impressionante è vedere il centro commerciale dall’alto mentre l’Ape prende il volo.

Freddo. Buio. Neve. In questo villaggio lappone non succede mai nulla, che palle! Finalmente a casa, al caldo. Apro la porta e lo osservo. Sta russando sul divano, il vestito rosso a terra lì vicino, i capelli bianchi sparsi sul cuscino e l’anello, identico al mio, al dito. Ormai è quasi ora di festeggiare l’anniversario. Signora Babbo Natale, suona bene. Accendo il Macbook Pro e mi cerco un regalo adatto all’avvenimento. Vediamo, sceglierò un gioiello di Bulgari, magari quel diamante…
Il nostro contratto di matrimonio prevede almeno un regalo alla settimana, per l’anniversario ne voglio almeno due, in fondo lo sopporto e poi gli basta aprire il suo magazzino dei doni.
Russa, ne approfitterò per un giretto nella fabbrica dei regali, gli gnomi operai sono molto simpatici. E poi quello che si dice degli uomini bassi…

(Lodovico Ferrari)

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