martedì 9 dicembre 2014

Racconti Vincitori: 2° Classificato



IL MONDO DENTRO


Era solo un Babbo Natale!
…Forse uno fra tanti, ma lì, nel suo mondo, era l’unico…e si sentiva importante.
Quello era il periodo dell’anno che preferiva, quando tutte le luci si accendevano ad intermittenza, luminose e colorate, danzando, quasi, tra la neve che lentamente e silenziosamente scendeva.
I bambini correvano contenti, con lo sguardo verso l’alto e la bocca spalancata, cercando di catturare un fiocco candido, ridendo ogni volta che il freddo contatto li faceva leggermente rabbrividire, di piacere.
Lui se ne stava lì, immobile, tra la vetrina di giocattoli e il lampione argentato, agghindato a festa anch’esso, con rami di abete e bacche scarlatte di pungitopo, che a meraviglia si intonavano col suo abito rosso, arricchito di nuvole bianche di cotone intorno ai polsi, sull’ampio colletto e lungo i bordi della giacca. Un grande cinturone di vernice nera splendeva appena al di sotto della grossa pancia sporgente e gli stivali (neri e lucidi anch’essi) gli calzavano a pennello e lo proteggevano dal freddo della neve.
Qualcuno guardava dentro il negozio di giocattoli, appoggiando la mano contro la vetrina, leggermente appannata, poi si girava al suono del campanello di Babbo Natale e del suo “Oh oh oh!!!” profondo e un po’ rauco. Talvolta si avvicinavano e una moneta tintinnava cadendo nella cesta che Babbo Natale teneva infilata al braccio, altre volte si limitavano a salutarlo con la mano prima di allontanarsi, ma lui era felice e sorrideva a tutti, indistintamente, guardandoli negli occhi e nel cuore ed indovinando i loro desideri per quel prossimo Natale.
La lunga barba bianca, come i candidi capelli, che ribelli fuoriuscivano dal cappello di panno rosso, gli davano un’aria ancora più imponente ed antica e lui, fiero del ruolo che vestiva, sentiva crescere in cuor suo l’orgoglio per essere lì, ancora una volta, indispensabile icona della festa più bella dell’anno.
Un cagnolino bianco e nero, in mezzo alla strada immacolata, correva in tondo, cercando di prendersi la coda, divertito, mentre una nuvoletta di fiato tiepido gli avvolgeva il muso macchiettato.
Babbo Natale lo guardava, cercando di ricordare se da bambino avesse mai avuto un cane, o se ne avesse, quanto meno, avuto il desiderio…ma non se ne ricordava più.
A dire il vero non aveva memoria di null’altro che non fosse il Natale, il negozio di giocattoli, i bambini con il viso rivolto al cielo, i gentili passanti di poco prima e il cagnetto vivace.
…Com’era possibile?
D’un tratto si ritrovò a chiedersi cosa avrebbe trovato girando l’angolo del palazzo alle sue spalle e come mai non passavano auto su quella strada. Allora cominciò a notare come la luce fioca del lampione era sempre accesa e la neve scendeva fitta a momenti per poi smettere per giorni interi. E il pensiero più cupo fu il rendersi conto che non ci aveva mai pensato.
Da quanto tempo era lì?
Una sorta di angoscia cominciò a salirgli piano dal petto, fino in gola, così intensa e fitta da bloccargli un poco il respiro.
Senza pensarci un attimo Babbo Natale posò a terra il cesto, vi appoggiò dentro la campanella dorata e scese dal marciapiede, tra gli sguardi sbigottiti ed increduli dei passanti e dei bambini, che si arrestarono dal loro moto.
Passando accanto al cagnolino Babbo Natale allungò la mano per una carezza o forse per sentirsi come rincuorato da quel contatto, poi attraversò la strada che pareva finire nel nulla.
Un passo ancora e …stordito si ritrovò seduto a terra, come se una barriera invisibile avesse bloccato d’un tratto la sua marcia, facendolo cadere all’indietro.
Un poco stordito appoggiò a terra le mani, poi pian piano si rialzò e si avvicinò a quel confine invisibile. Le dita tremanti, tese in avanti, sfiorarono qualcosa di fresco, simile alla vetrina del negozio di giocattoli e il suo sguardo, da prima incerto, poi sempre più curioso e al tempo stesso spaventato, andò oltre, lontano…. mentre, alle sue spalle, tutti si erano fermati e lo guardavano quasi senza respirare, come se da un momento all’altro qualcosa di incredibile o terribile dovesse accadere.
Era solo un Babbo Natale!
…Forse uno fra tanti, ma lì, nel suo mondo, era l’unico.
Gli altri erano in altrettanti piccoli mondi, fatti a boccia, con la neve che cade se un bambino curioso li scuote un poco; piccole palle di vetro con la base di radica lucida, allineate le une accanto alle altre nel bellissimo negozio con gli addobbi di Natale.
“Sono solo un Babbo Natale fra tanti…!” pensò allora, “Ma qui, nel mio mondo, sono l’unico e devo tornare al mio posto, prima che qualcuno si accorga di tutto questo movimento e pensi di sbarazzarsi di noi.”
Così, Babbo Natale, fece a ritroso la strada fino a superare il cagnolino bianco e nero per poi salire il gradino del marciapiede e si risistemò accanto al lampione addobbato a festa. Lentamente infilò la cesta sul braccio sinistro e con la mano destra prese la campanella, cominciando a farla tintinnare come il giorno precedente e quello prima ancora.
I bambini ricominciarono a ridere, cercando di prendere con la lingua i fiocchi freschi di neve e i passanti tornarono a guardare la vetrina colorata, sereni e gioiosi come prima, dimentichi di tutto.
Ogni cosa era tornata al suo posto e Babbo Natale sorrideva, cancellando ogni pensiero triste, perché a breve sarebbe arrivato il Santo Natale.
…Solo una piccola serie di impronte, quasi invisibile, restò indelebile tra il lampione e il vetro concavo della boccia, unico segno distintivo tra migliaia di palle di Natale, tutte uguali e luccicanti sul ripiano del negozio.

(Monica Gorret)

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